Una nuova strategia di codifica massimizza la capacità delle molecole di DNA di memorizzazione dei dati
Servendosi di un algoritmo, hanno poi confezionato in modo casuale tali pacchetti in una serie di cosiddette goccioline, e successivamente associato gli uno e gli zero delle informazioni binarie contenute in ciascuna goccia alle quattro basi nucleotidiche del dna (A, G, C e T). In seguito, è stato aggiunto un codice a barre per ogni gocciolina per aiutare il futuro riassemblaggio dei file. In totale, è stato generato un elenco digitale di 72mila filamenti di dna, che è stato inviato in un file di testo a una startup di San Francisco, la Twist Bioscience, specializzata nel trasformare i dati digitali in dati biologici. Due settimane dopo, i due ricercatori hanno ricevuto una fiala con dentro un granello di molecole di dna: per recuperare i file, si sono serviti di una moderna tecnologia di sequenziamento per leggere i filamenti di dna e poi di un software per tradurre il codice genetico di nuovo in codice binario, recuperando così i propri file senza alcun errore.
I ricercatori hanno così dimostrato come la loro strategia di codifica è stata in grado di memorizzare e salvare, senza alcun errore, 215 petabyte di dati su un singolo grammo di dna. “Crediamo che questo sia il dispositivo di archiviazione dati a più alta densità mai creato”, spiega Erlich. Altro che memorie elettroniche.